Scritti Fiabe al Muro

 

IVANA MULATERO (Testo in catalogo)

Vinny Scorsone – Gianni Maria Tessari.

Narrare scrivere dipingere disegnare il tempo.

Gli autori di questa mostra sono una scrittrice e critica d’arte – Vinny Scorsone – e un pittore – Gianni Maria Tessari – impegnati in una ormai collaudata collaborazione che ha dato frutti interessanti in precedenti progetti di natura espositiva ed editoriale, con all’attivo diversi piccoli cataloghi,  una profonda amicizia e uno stesso modo di sentire il mondo circostante.

La scrittrice, che non conosco personalmente, ma dalla cui lettura della sua fiaba Nina e il Natale dei gatti posso ricavare l’impressione di una affabulatrice appassionata, interessata quanto basta a rimarcare gli schemi classici del racconto per rinnovare l’incanto di una età dell’oro, ha scritto una trama in cui vi sono pochi e fondamentali personaggi: una bambina, una nonna e un gatto. Intorno ad essi: i giardinetti, le siepi, le strade, le case e la città. Ed è a partire da questo sfondo che interviene il pittore, il cui lavoro è stato più volte esposto negli ultimi venti anni a Torino, con la predilezione per una pittura cromaticamente palpitante, colore che struttura le immagini, a volte più geometriche e racchiuse in schemi, a volte più libere e liriche e quasi poetiche.

Sarà per questa comune visionarietà (che diviene elogio del mistero della favola come principio di invenzione, come già aveva suggerito Paul Valéry) che rende convergenti le due personalità su un progetto che coinvolge tredici tele appositamente realizzate a partire da una favola appena sbocciata nella lontana dimora della scrittrice all’Isola delle Femmine. Scorsone ha tracciato i confini del progetto, messo a punto una storia che è nata con “leggerezza e spontaneità” e Tessari ha dato al racconto un corpo in figure, che non sono mera illustrazione didascalica ma posseggono una loro autonomia poetica, quanto più ci appaiono aderenti alla favola, tanto più sono risultato di un proprio modus operandi.

A partire dallo sfondo principia il lavoro del pittore. E non potrebbe essere altrimenti. Egli usa raffigurare l’idea di una città, riletta su un principio attivo ordinatore, su una modularità del segno che geometrizza, secondo un’alternanza ritmica di pieni e di vuoti, le facciate delle case punteggiate da finestre. I grandi fabbricati situati in un secondo e terzo piano, sembrano quasi rovesciarsi sul fronte principale, quello in cui una parete o un muro di cinta costeggia una strada. Su di esso viene l’aggancio con i protagonisti della favola. Ma ogni dipinto è una sedimentazione di eventi, che il passante- osservatore non può che guardare, attratto verso molteplici direzioni. Una tra le possibili è il suo alter ego, una figura larvale alla Giacometti tracciata con pochi tratti di pennello, pare con il fil di ferro per il groviglio di segni filamentosi, quasi senza colore, che ci da le spalle mentre osserva il muro che delimita la strada, divenuto il supporto di una favola murales.

Il gatto Simeone, nato dalla penna di Scorsone, è l’incarnazione dell’idea del Tempo e nella sua parabola esistenziale, più lunga di Matusalemme, si saldano le vicende di intere generazioni, arrivando a lambire i famigliari di Nina e la stessa bambina, ma nel contempo mi piace pensarlo come una metafora del pittore, di colui che fin dall’infanzia ama disegnare geometricamente il Tempo, in cerca dell’anima sfuggente della città delle apparenze in un incessante viavai tra muri opachi e facciate ritmiche, tra la verticalità degli edifici e l’orizzontalità del racconto.

Dunque, sullo sfondo vi ò la città, ovvero la sedimentazione di una civiltà, di una cultura, di un modo di intendere la vita e di narrare la Storia – magari secondo una conformazione più letteraria che non strettamente realistica – in primo è la favola, offerta come uno squarcio di fantasia sul monocolore del supporto murario. Ogni tela seleziona e inscena un particolare episodio che, a discrezione del pittore, diviene una favola metropolitana, da cogliere  in qualità di passanti che seppur distratti, vedono quanto basta da un murales che fugge via con la coda dell’occhio.

L’omino alla Giacometti è il trade d’union inquieto tra un mondo irreale, quello indicato dalla pittura, e la realtà costituita da scampoli, frammenti, brevi atti percettivi di cui Tessari conosce bene le scansioni temporali nello spazio, essendo stato musicista, e avendo come intima concezione che la superficie pittorica sia musica da vedere, come la scrittura, per Scorsone, è vortice del conoscibile nel mistero.

IVANA MULATERO   Torino – Settembre 2007

FRANCO SPENA (Testo in Catalogo)

Nel mondo delle favole. Tra castelli e graffiti metropolitani.

Sarebbe certo bello vivere in un mondo di favole tra re, regine e reginette, fate, maghi, incantesimi, tappeti volanti, castelli incantati e anche streghe, suvvia! Un mondo nel quale basta una bacchetta o una parola magica per realizzare ogni desiderio. Poiché forse è il desiderio che ci manca, in una realtà dove tutto è possibile e dove ciò che è desiderabile assume una dimensione mediale che ci circonda, ci viene incontro, ci sovrasta offre tutto quanto è possibile o impossibile. Fino ad annullare l’oggetto del desiderio.

Il desiderio però ha a che fare col sogno. E il sogno per fortuna alimenta il desiderio, e restituisce fascino a quello spazio nascosto dentro di noi dove la “fascinazione” non riesce a penetrare e dove ciò che è desiderabile trova origine dai sentimenti.

E di sentimenti è intrisa la favola di Vinny Scorsone che naviga tra le categorie di Prop, dalla partenza alla rivelazione, al ritorno. Con passo agile e leggero. Direi anzi poetico, per la levità di un modo di raccontare che riconduce alle sere d’inverno quando erano le nonne a farci sognare seduti attorno al braciere. E chissà perché noi chiedevamo quasi sempre le stesse favole, quelle che ci avevano colpito nel cuore, quelle che ci appassionavano, anche se ci facevano un po’ paura, quelle che sapevamo quasi a memoria e che ci piaceva sentirci ancora un po’ ripetere, ogni sera, quasi per obbedire ai segni di un rito misterioso che, parola dopo parola, ci portava in un mondo dove il tempo si muoveva per altri accordi o per altre armonie.

O disarmonie, perché nel tempo che non esiste delle favole, tutto si fa presente e porta nel cuore quella soave magia che anche ci faceva prendere sonno e ci faceva tornare a sognare. Il personaggio ricorrente è ancora la nonna – che racconta alla nipotina Nina la favola del Re Simeone – che a sua volta da sua nonna aveva ricevuto l’oggetto magico che avrebbe aperto le porte della fantasia. E la nonna è ancora la compagna di viaggio dell’avventura di Nina alla ricerca del castello senza regno e senza reame, senza sudditi, senza corte e senza esercito del Re Simeone che ha attraversato il tempo: un gatto filosofo che ha viaggiato tanto e porta con sé memorie antiche, che racconta storie, declama poesie e canta. Un castello dove si celebra il Natale in un modo diverso, dove si regalano i non doni, che sono segno di solidarietà e di amore; un luogo dove ancora il desiderio di conoscenza della protagonista non è privo di pericoli e disavventure. Come nel caso della protagonista che spinta dalla voglia di conoscere, non viene compresa dai gatti che la fanno prigioniera, vedendola come oggetto di diversità.

Come nelle favole i pericoli sono prove che vengono superate per avviare la vicenda verso il lieto fine e Nina apprende il dono della solidarietà, rischiando di non essere compresa, ma accorgendosi di avere a portata di mano anche lei la magia che fa passare tutti i mali e che dona felicità.

Per fortuna nelle favole, alla fine, tutti vivono felici e contenti, ma con nel cuore qualcosa di più che illumina i passi della vita. E questo è forse la metafora di un presente dal quale ognuno di noi, per un po’, vorrebbe fuggire, per oltrepassare la siepe che ci separa dal mondo dei sogni, per rifugiarsi in un castello dove si ritorna bambini e ci si dimentica del tempo, per tornare nella città che ci avvolge con un messaggio nel cuore. E nella città Gianni Maria Tessari ambienta i suoi quadri, facendo muovere i personaggi all’interno di grandi graffiti metropolitani che nominano tautologicamente alcuni luoghi chiave della favola.

Le parole divengono così architetture inquietanti, fondali assenti, che accentuano il senso di solitudine di chi vuole spingersi oltre le parole di ogni giorno. Parole le cui lettere divengono metafisici edifici impenetrabili che sovrastano la parola “siepe” che è il “magic point” e la macchia verde di speranza che apre lòe porte al mistero. Parole innevate, che sanno di lontananza, come la “finestra” dalla quale Nina si sporge per cogliere, oltre le quinte delle lettere, magici passaggi da oltrepassare.

Per poi tornare con altri sguardi e dare vita a rinnovati discorsi dei giorni, con quelle parole d’affetto che possono fare esclamare noi, come Nina, “Che splendido Natale”.

Franco Spena – Caltanissetta, Settembre 2007

 

 

 

FLAVIA CASAGRANDA (Testo in catalogo)

Fiaba: sogno e quotidiano.

Fiaba, racconto, affabulazione. Questo, e altro ancora, nella narrazione-trasposizione da linguaggio scritto a parola, a significato simbolico-allegorico del contesto, infine a pittura.

Operazione apparentemente ludica, in realtà non facile, che Gianni Maria Tessari compie sul bel testo di Vinny Scorsone, giovane critica d’arte siciliana, Nina e il Natale dei gatti.

Una bella “storia” d’altri tempi, ora che le nonne non raccontano più favole, ma estremamente attuale, che si svolge tra Nina e la Nonna in forma di dialogo: una bambina piena di sogni ma nel contempo cocciutamente realista e una nonna complice e sorniona che finge a volte di non capire per eccitare la fantasia e la curiosità della ragazzina.

Al centro di tutto un gatto avventuroso che intreccia le sue personali vicende con la saggezza del Re dei Gatti, re Simeone che per sortilegio era diventato immortale, aveva oltre mille anni e aveva quindi vissuto le tappe fondamentali della storia umana dalla scoperta dell’America all’età contemporanea. Simeone era divenuto tanto vecchio e saggio da arrivare a conoscere l’animo umano, a capire le intenzioni della gente, da schivare i tranelli e da saper essere, al momento opportuno, anche intransigente e severo; in età molto avanzata si era ritirato in un castello meraviglioso e incantato dal quale governava i gatti di tutto il mondo e al quale si poteva accedere solo attraverso un “ punto magico” pronunciando una parola misteriosa.

La fiaba si sdoppia in due livelli: il mondo reale, nel quale Nina e la nonna stanno vivendo una banale vigilia natalizia frenetica di suoni, luci, consumismo e un mondo fantastico, ma per loro altrettanto vero e pericoloso, nel quale vivono il sogno di entrare nel castello incantato.La nonna si fa complice di Nina e con lei ritorna bambina; la piccola conosce per intuizione il segreto, guida e rassicura la nonna attraverso il complesso regno dei gatti, di re Simeone e dell’”artiglio magico”che risolve la situazione in una nevosa e fonda notte natalizia in cui la meraviglia del sogno diviene meravigliosa realtà e in cui la cerimonia gattesca del “non dono” si concretizza in messaggio di generosità universale.

Ogni frase, ogni parola, ogni fonema assume quindi un doppio livello: significante e significato, parabola e metafora, mondo fiabesco e reale, favola per adulti e “storia” infantile.

Trasporre tutto questo in linguaggio visivo è stato l’assunto pittorico di Gianni Tessari: un  lungo muro urbano –in sequenza di diciotto pannelli- in cui il doppio linguaggio si sovrappone. Nella parte superiore la realtà metropolitana, edifici anonimi, fabbriche,capannoni, silos e fumaioli, alte case policrome con ossessive finestre cieche e cieli sorprendentemente azzurri; dentro il muro si inscrive la favola, con caratteri e figure dei successivi momenti topici della storia espressi in un linguaggio allusivo ai graffitisti  e ai fumetti giapponesi; personaggi e situazioni cui assistono, appartati, la nonna e la ragazzina o anonimi omini grigi appena schizzati, desolati per l’impossibilità dell’umano contemporaneo ad entrare nel sogno.

Flavia Casagranda – Bassano del Grappa – Ottobre 2008       

 

 

 

RITA CARAMMA

Uno slancio oltre la materia.

 C’è uno slancio verso l’alto, verso l’imprevedibile accadimento, verso l’ignota certezza. C’è un incontrastato desiderio umano di trasparente spiritualità limitato solo da ciò che si è, da ciò che ci circonda, dalla materia di cui si è plasmati. C’è una condizione di abbandono di se stessi, di vibrante necessità di concedersi all’attimo chiamato ad equilibrare il tutto come giudice in-clemente. E ci sono due voci poetiche quelle di Fausta Bonaveri e di Ignazio Apolloni, lontane ma simbiotiche i cui versi divengono fonte di ispirazione in quel “Fantastico concreto”, personale di Gianni Maria Tessari che sarà inaugurata sabato 6 giugno alla galleria Studio 71 di Palermo. Realizzata in collaborazione con la Fondazione La Verde La Malfa di San Giovanni La Punta la mostra, curata da Vinny Scorsone, si pone come percorso individuale e originale dell’artista torinese e rimarrà aperta al pubblico.

Rita Caramma – La Sicilia – 7 giugno 2009

 

 

CHIARA PUTAGGIO

Un’esposizione per aprire le porte alla immaginazione a chi vive in città. La mostra “Fiabe al muro” si compone di tredici tele realizzate da Gianni Maria Tessari per “illustrare la favola del critico d’arte Vinny Scorsone “Nina e il natale dei gatti”.

Trionfo della fantasia svelata in una location insolita, nelle opere proposte, la parola scritta e la parola disegnata si incontrano sui muri di una fredda città immaginaria aprendo un varco tra le nuove tendenze dell’arte e antiche formule narranti. Lo scopo: provocare una reazione positiva e inaspettata nei visitatori. Il catalogo – offerto gratuitamente – si avvale della presentazione dei critici Ivana Mulatero e Franco Spena. L’esposizione, già proposta a Torino nella sede dell’Unione culturale Franco Antonicelli, approda a Monreale per poi spostarsi, in autunno, nel Castello inferiore di Marostica

Chiara Putaggio – ANTEPRIMA,  mensile di cultura e spettacolo –  Maggio 2008

 

 

ELENA CASTELLAN

MAROSTICA. Oggi.

“Il Natale dei gatti” una fiaba ad immagini”.

“Nina e il Natale dei gatti”, una fiaba narrata a parole e per immagini, scritta dal critico d’arte Vinny Scorsone con forti accenti contemporanei. Ad essa è dedicata la mostra dal titolo “Fiabe al muro” che sarà inaugurata al Castello inferiore di Marostica oggi. Accanto ai nove pannelli che raccontano integralmente la favola, saranno esposti i dipinti di Gianni Maria Tessari che rappresentano gli episodi narrati. La mostra, curata da Flavia Casagranda e patrocinata dall’assessorato alla cultura, è stata inserita come evento collaterale alla ventunesima edizione del premio nazionale “Arpalice Cuman Pertile”.

“Nelle opere esposte – spiega l’artista Tessari – le parole scritte e dipinte si incontrano sui muri della sede che li ospita, unendo in modo creativo le nuove tendenze dell’arte e le antiche formule narranti. Lo scopo è provocare una reazione nel fruitore della mostra e sviluppare la consapevolezza dei potenziali significati delle parole, atti a innescare una forte e positiva interazione tra la fantasia e la realtà”.

Pittore e musicista, Tessari ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero; con la casa editrice Com’media ha pubblicato il suo libro d’artista dal titolo “Città quadro”. A Bassano è conosciuto per aver esposto alla Chiesetta dell’Angelo nel 2004. La mostra al Castello inferiore resterà aperta fino all’8 dicembre con i seguenti orari: da martedì a domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Chiuso il lunedì.

Elena Castellan – IL GIORNALE DI VICENZA, Sabato 15 novembre 2008

 

 

SILVIA CAMPAGNARO

MAROSTICA.

“Fiabe al muro”, al Castello Inferiore la mostra di Tessari che ha conquistato l’Italia.

E’ aperta fino a oggi la mostra “Fiabe al muro” allestita al Castello Inferiore di Marostica dal pittore Gianni Maria Tessari. I dipinti si ispirano alla fiaba “Nina e il Natale dei gatti” scritta dal critico d’arte Vinny Scorsone, un racconto con forti accenti contemporanei, che si può leggere integralmente sui nove pannelli appesi accanto ai quadri.

Nelle opere esposte, le parole scritte e quelle dipinte si incontrano sui muri della sede espositiva e sui muri di una città immaginaria dipinta sulle tele.

Obiettivo è provocare una reazione nel visitatore della mostra, con interazione tra fantasia e realtà. “Una singola parola, nella sua nudità, assume maggior peso rispetto al contesto complessivo in cui è inserita – afferma Tessari – la mostra si rivolge ad un pubblico adulto, il quale in seguito può trasferire il racconto della fiaba ai più piccoli, in linea con una tradizione antica spesso dimenticata”.

“Fiabe al muro” è un work in progress partito nell’ottobre 2007 con l’esposizione di tredici tele presso l’Unione culturale Franco Antonicelli di Torino, arricchita di due dipinti, ha continuato il suo viaggio fino al Complesso Monumentale Guglielmo II di Monreale, fino ad arrivare a Marostica con l’esposizione di diciotto tele.

Gianni Maria Tessari, è nato a Carmignano di Brenta nel 1949, ma vive e opera tra Torino e Bassano del Grappa. Nel 1998 ha pubblicato con la casa editrice Com’media di Torino il libro”Città quadro”. Dal 2003 partecipa al Video art festival di Ascona e Monti; nel 2006 il suo video “The time must go on” viene inserito nella sezione loop del video festival Video dia loghi, presentato al Centre culturel français di Torino.

Silvia Campanaro – IL GAZZETTINO – Vicenza Bassano  –  8 dicembre 2008

 

 

SERENA VIVIAN

C’è tempo fino a domani per visitare la mostra di Vinny Scorsone e Gianni Maria Tessari “Fiabe al muro”. Ospitata nelle sale del Castello inferiore di Marostica, l’esposizione raccoglie 18 tele di Tessari che si ispirano alla fiaba “Nina e il Natale dei gatti”, scritta dal critico d’arte Scorsone. Nelle opere esposte, le parole scritte e le parole dipinte si incontrano sui muri di una città immaginaria, dove nuove tendenze dell’arte e antiche formule narranti si fondono in modo creativo in una continua interazione tra la fantasia e la realtà.

“Non è una semplice illustrazione della fiaba – spiega Tessari –  si tratta piuttosto di un percorso circolare tra i disegni e le singole parole della storia da cui parte l’ispirazione. Il tentativo è quello di far acquisire consapevolezza ai visitatori: dietro ogni muro ciascuno può leggere il proprio vissuto e le proprie emozioni”.

Serena Vivian – IL GIORNALE DI VICENZA, Domenica 7 dic 2008

 

 

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